Trieste


TRIESTE



Ho sempre avuto un particolare "richiamo" per questa città e tutto é iniziato  oltre venti anni fa...


Mi trovavo in gita scolastica proprio a Trieste ed aspettavo con impazienza di andare a visitare la Risiera di San Sabba, l'unico campo di concentramento e sterminio su suolo italiano.
Purtroppo rimase un sogno perché, non so per quale motivo, in quell'occasione era chiusa; probabilmente gli organizzatori della gita avevano fatto male i loro conti.
Per venti anni ho covato il desiderio di tornare, anche solo per visitare la Risiera.
Ed ora eccomi qui e, proprio la Risiera, sarà il punto di partenza alla scoperta della città.


Il sito si trova fuori dal centro storico, ma l'alto edificio in mattoni rossi é visibile già da lontano, tra palazzi, centri commerciali e lo stadio di calcio.
L'atmosfera é spettrale già dall'ingresso.
Due alti muraglioni in cemento costituiscono il tetro corridoio d'ingresso ad un luogo che, avvolto nel silenzio di una fredda mattina di aprile, resta testimone silenzioso di un abominio.

Tutta la Risiera non é molto grande e si visita in poco tempo, ma le emozioni che evoca sono tutt'altro che semplici da digerire. 

La sala in cui i cadaveri venivano cremati é stata fatta saltare in aria dai soldati tedeschi in fuga, nel tentativo di cancellare le prove dell'eccidio.

Le celle, la "sala delle Croci", il cortile, ma soprattutto il museo.



Il museo è il luogo che più colpisce per un aspetto che ho realizzato solo in seguito: entrando nell'ampio salone si avverte un vociare indistinto ed é proprio questo che, una volta realizzata la provenienza, riduce al silenzio.
All'interno di diversi cubi di cemento escono le voci dei "protagonisti": le vittime scampate alla morte e gli aguzzini. Raccontano le loro storie, di una semplicità disarmante, ma di una forza dirompente.


In tutte le città ci sono testimonianze indelebili di morte ed espressioni esuberanti di vita. Trieste ne è un esempio chiaro e, fortunatamente, impossibile da dimenticare.
Città di confine, sempre contesa tra più popoli; la vita e le tragedie che ne sono scaturite vivono ancora nello spirito tenace dei friulani. Persone cordiali e tranquille ma che, all'occorrenza, fanno uscire uno spirito ribelle; innumerevoli, come non mi era mai capitato di vedere altrove,  le scritte sui muri in giro per la città che denotano una voglia di ribellione.




Il centro cittadino é ordinato senza essere preciso, é vivo senza essere invadente.
Tutto fa capo a Piazza Unità d'Italia, con i bei palazzi che si affacciano sul mare; solo tre piazze in tutta Europa possono vantare questa particolarità.

Proprio su questa piazza vennero proclamate le leggi razziali e un silenzioso ed agghiacciate ricordo viene comunque lasciato, nella speranza che nulla venga mai dimenticato.

Un fascio di luce fredda che illumina una targa, al centro di una piazza che celebra l'unità del nostro popolo.


La vita di Trieste si svolge soprattutto nei numerosi, affollati e splendidi caffè sparsi ovunque. Ultimo retaggio di un' "educazione" impartita dagli austriaci.
Furono molte le vicende che legarono il destino di questa città alla vicina Austria, fin da quando Trieste stava crescendo come fiorente mercato e Venezia ne temeva la rivalità. Gli amministratori, difronte alle minacce della Serenissima, chiesero aiuto e protezione al regno Asburgico che governava l'Austria.

L'elegante canale che risale dentro al centro abitato é il cuore del quartiere Teresiano, fatto costruire in onore e per volere dell'imperatore d'Austria Carlo VI e, dopo la sua morte, da Maria Teresa d'Austria.
Piazza del Ponte Rosso che, guardando il mare, si apre sulla sinistra del canale, é una delle piazze più vive della Trieste moderna, con pub e locali. Zona in cui, all'inizio del secolo scorso, era possibile incontrare Svevo e Joyce intenti a sorseggiare un caffè e a parlare dei loro lavori. Io mi sono accontentato di una "London Pride" spinata a pompa; non riesco a resistere alle birre inglesi!



Il colle di San Giusto fu il primo insediamento umano della città di Trieste, questo colle fu abitato fin dal paleolitico proprio perché é facilmente difendibile. Tutt'ora é presente l'omonimo castello a pianta triangolare che, dai bastioni, concede splendidi panorami sul centro cittadino.













Sotto l'impero romano, l'allora Tergeste divenne un fiorente porto e proprio su questo colle trovavano posto i templi dedicati ad Atena e Giove. Proprio sul colle che domina Trieste venne edificala la prima basilica paleocristiana, giunta ai giorni nostri come la Basilica di San Giusto.
Si, perché un' altra particolarità che colpisce di questa città é la religione, in particolare la varietà di luoghi di culto raccolti in poche centinaia di metri.
Partendo dall'alto c'é la cattedrale Cristiana di San Giusto, appunto, che domina la città dalla sommità del colle. Scendendo a valle in direzione del porto si incontrano San Silvestro, la più antica chiesa rimasta in piedi di tutta la città, e la chiesa gesuita di Santa Maria Maggiore. 

Santa Maria Maggiore e San Silvestro





















Continuando a scendere si arriva in riva al mare dove si trova la chiesa greco-ortodossa di S.Nicolò, poco distante, la chiesa serbo-ortodossa di San Spiridione e la sinagoga. Tutto nello spazio di poche centinaia di metri.

Castello di Miramare

Il Castello che sorge poco fuori Trieste é una delle mete turistiche più visitate d'Italia.
E' facile capire da dove derivi il nome visto che il castello sorge a picco sul mare, tenacemente attaccato alla frastagliata riva del golfo.
Fu fatto costruire intorno al 1860 da Massimiliano d'Austria come romantica residenza privata, ma il destino di chiunque vi abbia vissuto ha avuto un epilogo drammatico con morti violente lontano da Miramare.



Massimiliano e sua moglie furono nominati imperatori del Messico e, proprio in Messico, Massimiliano vi fu ucciso nel 1867 dopo essere stato arrestato dai rivoluzionari repubblicani.
Il Duca Amedeo d'Aosta, che vi soggiornò negli anni '30 del secolo scorso, morì in Africa nel 1942.
Visse nel castello anche un ufficiale dell'esercito americano, Charles Moore. Anche a lui toccò un destino tragico visto che morì nella guerra di Corea.


Tutti questi eventi nefasti sono attribuiti -secondo una macabra leggenda- alla sfinge egizia che, dal molo del castello, guarda in lontananza verso le sabbie del deserto a cui é stata strappata ed aspetta impaziente il ritorno di colui che l'ha portata fino a Trieste.


L'interno del castello é stato arredato con uno stile "eclettico revivalista", un misto tra gotico, medievale e rinascimentale; già venti anni fa mi feci l'idea che fosse semplicemente pacchiano, ed oggi ne ho avuto la conferma.

Ciò nonostante il castello rispecchia quello che era il gusto della nobiltà europea in fatto di "protagonismo applicato all'arredamento di sontuose dimore"
Non apprezzo molto questo "stile", ma é comunque uno strumento utile per provare a guardare con gli occhi di chi ci ha preceduto.


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