Roma

ROMA, due giorni di cazzeggio nella Città Eterna -febbraio 2016-

Seguendo le notizie su TV e giornali è facile e del tutto naturale perdere l'idea di quel che è Roma veramente.

Sistemi mafiosi, degrado, amministratori incompetenti...

Poi, per gioco, ti ritrovi in centro e ti accorgi che la Capitale è prima di tutto un sogno.
Un sogno per chi ci capita, come me, da spettatore poco preparato.
Lo ammetto, non ho rispolverato il mio background di storia per poter godere di questo magnifico museo, senza soffitto e senza biglietto d'ingresso.



Si, perché non avrei dovuto visitare la Capitale in questa occasione visto che stavo qui per vedere una "semplice" partita di rugby ma, con una compagnia di amici tutt'altro che sedentaria, ho girovagato per la città eterna.

Quando si esce con gli amici la scusa è quella di tornare un po' ragazzi. Mangiare, bere bene e divertirsi, senza dover a tutti i costi "spendere" tempo in qualcosa di impegnativo.
L'idea era quella di sottrarsi alla marea di turisti, bere qualcosa insieme, vedere una partita e cenare in qualche ristorante tipico.

Il giorno successivo sarebbe stato speso all'insegna del lento e progressivo recupero dei bagordi notturni e un lento avvicinamento al treno che ci avrebbe riportato a casa.

Ma come fai, a Roma, a non sbatterti in qualcosa che ti lascia a bocca aperta???
Puro stupore, bello e buono!
Senza una guida, senza una mappa in mano (ma poi non ho resistito, almeno una mappa me la sono procurata); l'intenzione era quella di "staccare la spina" per un paio di giorni.
Infatti, fino ad un certo punto, tutto seguiva il programma. Abbiamo camminato (molto), ci siamo persi per quartieri "periferici" (dal vaticano allo stadio Olimpico), abbiamo "assistito" ad una partita, ho conosciuto gente con cui ho bevuto insieme senza sapere chi fosse, siamo stati invitati ad un banchetto di miei concittadini, divertendoci molto.









Poi... via, senza meta alla ricerca del nostro nulla!


Abbiamo speso la serata tra piazza Navona e Campo de' fiori; strada, gente, alcuni centurioni del nostro tempo, il suono delle cornamuse e simpatici tifosi celtici in kilt. Nottata tirata a lungo, allo stremo delle nostre forze.











Dalla mattinata successiva è iniziato il nostro lento avvicinarsi al treno delle 16.


Dal bar Romoli, per una lauta colazione, siamo scesi alla Basilica di S.Agostino dove la Madonna dei Pellegrini attende che una moneta la illumini per presentarsi nuovamente al mondo. Qui davanti, ora, ci siamo solo noi, sei viandanti. Un Caravaggio "allo stato brado" non andava di certo trascurato.







Poi a piedi fino al Pantheon, reso immortale non dai Re che vi trovarono riposo, ma da Agrippa stesso che ce lo lasciò in prestito.

Il Pantheon è uno dei luoghi che a Roma mi lascia ogni volta senza fiato. Una cupola e delle colonne, travertino, marmi e un occhio al cielo che, dall'alto, mi schiaccia sempre a comune mortale, felicemente sovrastato dall'immortalità di Roma.





La passeggiata fino a Trevi ci ha riconsegnato nelle mani dei turisti che affollano, a questo punto ne sono convinto, solo alcune parti della città. Gente che lancia monete nella fontana alimentando il racket locale, ma rifacendosi ad una tradizione vecchia almeno di un paio di millenni.



Passando lo sguardo sulle rovine di Largo di Torre Argentina, l'attenzione è catturata da una colonia di gatti, principi eredi del luogo in cui, in base a delle ricostruzioni accreditate, fu pugnalato a morte Giulio Cesare.



Della Roma antica non riusciamo a liberarci neanche per un attimo, siamo di nuovo tra le rovine del Teatro di Marcello ad ammirare l'opera che i Romani costruivano per il loro diletto e la loro cultura e su cui, nei secoli seguenti, si è pensato di edificare abitazioni civili. A conferma della solidità delle costruzioni dei nostri antenati.


Le bianche colonne di travertino sembrano, a guardarle così da vicino, un' opera incompiuta; si tratta invece di un'altra grande "invenzione" propria dell'antica Roma. Vedere un'opera nella sua interezza e non nel dettaglio.
Per costruire una città imponente ed impressionante i Romani avevano bisogno di materiale resistente, bello e di facile reperibilità.
Il travertino faceva al caso loro, trovandosi in grande quantità nella zona di Tivoli. Il travertino è bianco come il marmo, ma è molto più facile da lavorare; unico inconveniente è che non può essere scolpito curando la definizione dei dettagli come con il marmo. Proprio per questo motivo le colonne dovevano essere molto più sbozzate, come un'opera incompiuta, mentre per le statue, in cui il dettaglio era fondamentale, si usava vero e proprio marmo.
Da qui il prevalere della "visione d'insieme", piuttosto che del dettaglio; il trionfo del pragmatismo che ha permesso agli antichi Romani di far vivere un Impero per quasi 500 anni.

Avvicinandoci all'appuntamento con il nostro treno ci siamo fermati al quartiere ebraico di Roma, piccoli "sampietrini" placcati di ottone, difronte a dei portoni, riportano i nomi dei cittadini deportati nei campi di concentramento "grazie" alle leggi razziali. Un silenzioso, ma abbagliante promemoria per chi si dimentica di quello che l'uomo è in grado di fare.



L'ultimo saluto alla città eterna lo diamo dal Circo Massimo, splendido balcone su una città che non può esistere se non qui a Roma. La Storia grandiosa di una civiltà, la nostra, che ancora ci lancia segnali di vita forti come la memoria e ai quali non possiamo rinunciare.

A presto Roma, conto di tornare quanto prima e di poter continuare a scoprire ogni gioia che offri.


Per chiudere vorrei segnalare due ristoranti in cui ho avuto il piacere di mangiare:
La Trattoria Da Loreto, in via dei Coronari. Tipica cucina romana con prezzi molto abbordabili.
E la Taverna del Ghetto Kosher, via del Portico d'Ottavia. Siamo stati abbordati dal "solito" procacciatore di clienti ed abbiamo accettato perché stava iniziando a piovere. Entrati con le peggiori aspettative (qualità/prezzo) ci siamo ricreduti. Antipasti buoni ed abbondanti, vino decente e prezzo onesto.


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