Gubbio - la festa dei Ceri - viverla tra la gente

Vivere in un paese, per quanto bello possa essere, fa comunque venir voglia di scappare e Gubbio, con me, non fa eccezione.
Chi invece sceglie Gubbio o semplicemente arriva qua per caso, non può non rimanere affascinato da quello che trova.
I motivi per venire a Gubbio sono diversi e il più affascinante è ritrovarsi persi in pieno Medioevo semplicemente passeggiando per le vie della città vecchia.
Come ogni borgo medievale, Gubbio è arroccata alle pendici del monte che sovrasta la città, monte Ingino. “A Gubbio ci son più salite che discese” è un motto comune qui in città, ma passeggiare, per chi posa lo sguardo su questa meraviglia, fa dimenticare la fatica.
Le mura che abbracciano il centro, il palazzo dei Consoli che troneggia sopra tutto, l’antica via della Zecca (si, perché Gubbio coniava monete proprie), la medievale via dei Consoli.

Ma anche il duomo, palazzo ducale e la basilica del patrono S.Ubaldo sono tutti luoghi degni di interesse.
Ma per conoscere veramente la città, bisogna trovarsi qui nei giorni che precedono la festa e, ovviamente, il giorno della festa: il 15 maggio.
E’ bene precisare che il giorno di festa è il 16 maggio, anniversario della morte del vescovo e patrono Ubaldo avvenuta nel 1162.
In onore al Santo patrono, nel giorno della vigilia, si decorano le case con vessilli colorati, il popolo si veste a festa e gonfia il petto d’orgoglio. Poi esplode la festa, il “rito”; la fatica e il sudore sono il pegno da immolare al Santo.
La festa dura un giorno intero e i colori, le grida e l’entusiasmo sono quanto di meglio la città può offrire. Il popolo si scopre improvvisamente allegro, generoso e vitale; questo è quanto la città dona al viaggiatore curioso.
L’evento clou della festa è la corsa dei Ceri, definiti “imponenti macchine di legno”, descritti come “due prismi ottagonali sovrapposti”… ma i Ceri sono semplicemente Ceri, “ceri votivi” in cui il fuoco non arde alla sommità, dove trovano posto le statue dei santi delle corporazioni antiche della città, al contrario arde sotto, nel cuore dei cittadini che portano a spalla e di corsa l’immane peso.
Durante la giornata, la corsa copre un tragitto in tutta la città e non mancano occasioni per partecipare anche per chi a Gubbio non è mai stato. Certo, non si può “prendere il cero”, si può prender parte ai banchetti, ai balli e tutto quello che riguarda l’evento, riuscendo a spendere poco, l’importante è avere qualche informazione, seguire la massa e, come buona regola per un viaggiatore, essere educati e non invadenti.
Il 13 maggio la parte religiosa della festa è in moto e l’attesa.

Quello che però attira il viaggiatore “low cost” è poter partecipare ad un evento di tale portata spendendo il meno possibile. Proverò a fornire informazioni utili a tale scopo.
Per quanto riguarda l’alloggio è possibile dormire in strutture il cui prezzo non è esorbitante. Bisogna ricordarsi, però, di prenotare con largo anticipo (almeno 6 mesi) e che le tariffe sono di “alta stagione”.
Non trascurabile è anche l’aspetto del cibo, dove si può mangiare spendendo poco? Il grande afflusso di gente è spesso sinonimo di aumento dei prezzi e calo dei servizi e della qualità.
Pizzerie e ristoranti ce ne sono diversi, anche altri tipi di locali offrono primi piatti e tramezzini. E’ anche vero che con un po’ di faccia tosta e qualche amicizia rimediata in loco si possono scovare i banchetti aperti a tutti o, magari, entrare in qualche festa privata.

Come funziona? Facile, nei banchetti aperti a tutti, valgono le regole dell’educazione, anche se la ressa per prendere qualcosa da mangiare sembra spesso insormontabile. Il prezzo da pagare, nella peggiore delle ipotesi, è un costo fisso di pochi euro o un’ offerta all’associazione che prepara il banchetto.
C’è comunque da rilevare che l’eventuale biglietto pagato non dà diritto a nessuna precedenza.
I banchetti privati funzionano quasi allo stesso modo, un recipiente dove raccogliere un’offerta è sempre presente; siate generosi (senza esagerare) e sarete ben accetti.
Iniziamo con qualche indicazione pratica:
Già dal 13 maggio iniziano gli appuntamenti fissi per la cittadinanza, alle 19 in piazza della Signoria c’è la prima “alzata” del campanone (definita alzata perché la maestosa campana viene suonata a forza di braccia e gambe dai campanari, quindi, letteralmente, alzata).
Subito dopo, nei locali sotto il palazzo (che si affacciano in via Baldassini), viene distribuito un piatto tipico della città: crescia (torta salata) e coratella.
La pietanza tradizionale è offerta dall’università dei Muratori e Scalpellini che patrocina la festa e gestisce la cucina in queste occasioni.
La ressa per accaparrarsi una porzione farebbe passare la voglia a chiunque, ma lo sforzo è ampiamente ripagato.
Chi non riuscisse o non volesse approfittare di questa occasione, poche vie più sotto ha inizio la cena del quartiere di S.Giuliano, in piazza S.Giovanni.

I soci dell’associazione del quartiere organizzano questo banchetto a base crescia e coratella e frittata con salsicce (la sentirete chiamare anche “frittata rognosa”). Il numero delle uova impiegate è aumentato di anno in anno fino a raggiungere quota 800 (!) ma, c’è da scommettere, aumenterà ancora.
E’ bene specificare che questa cena è riservata ai soci e agli amici invitati, si può chiedere il permesso di partecipare ai membri dell’associazione intenti a cucinare o a versare vino. Di rado è rifiutata a patto di presentarsi educatamente (che non guasta mai) e di contribuire con la classica offerta.
Nella stessa serata si svolgono altri banchetti; anche se nascosto tra i vicoli, quello che si svolge nel quartiere di S.Martino è affollatissimo. Anche qui si può mangiare pasta, carne, formaggi, dolci caserecci e vino, vino, vino fino a notte inoltrata.
Il 14 maggio è il giorno in cui tutta la cittadinanza si riversa in strada già dal mattino. E’ una di quelle giornate in cui tutto può succedere pur se non regolato da alcun programma. Aperitivi, pranzi, merendelle, cene e feste sono frequenti per tutta la giornata.
Si può cominciare con uno degli appuntamenti che da anni (decenni) viene organizzato di fronte al bar “5 Colli”, poco fuori le mura. Al pranzo si può partecipare liberamente al solito prezzo dell’offerta con la possibilità di mangiare pasta, carne alla brace, vino e dolci.
Alle 19 c’è ancora una volta l’appuntamento in piazza della Signoria con l’”alzata” del campanone, ma oggi, proprio perché è la vigilia della festa, sono due consecutive. Subito dopo si aprono le porte dei locali sotto al palazzo per gustare un altro piatto tipico della tradizione culinaria eugubina: il baccalà “all’eugubina”. Si tratta di baccalà essiccato e cotto arrosto con verdure e pangrattato. In questo caso c’è da pagare un biglietto di 5€ che, però, non vi dà nessuna priorità per ritirare il piatto, c’è da affrontare la solita ressa.
In città ci sono anche le famose Taverne, locali in cui le “famiglie” dei tre ceri (le associazioni che organizzano le attività rivolte ad ogni cero) organizzano banchetti in cui è possibile mangiare gratuitamente. Le taverne sono concentrate nelle vie intorno a piazza S.Giovanni ed intorno a corso Garibaldi.
La densità di persone che tenta di raggiungere qualcosa da mangiare è enorme, non fatevi scoraggiare poiché le cucine continuano a cuocere per diverse ore.
Da qui fino a notte inoltrata Gubbio brulica di gente, le vie più trafficate del centro ed i locali sono un viavai continuo di persone.
Su corso Garibaldi è quasi impossibile camminare visto che sulla piazza a metà corso c’è musica fino a tardi e diversi locali stracolmi per diverse ore.
E’ anche vero che gli eugubini non tirano la serata tanto per le lunghe, la maggior parte va a riposare presto poiché il 15 maggio è il giorno più lungo di tutto l’anno e c’è bisogno di tutte le forze per arrivare fino in fondo.

E’ arrivato il giorno della festa. Non è mia intenzione spiegare qui il significato della festa, non è facile farlo in poche righe, ma è possibile trovare informazioni (frammentarie ed incomplete) anche su internet. Per chi volesse vedere qualche filmato, allego un paio di link notevoli (Gubbio, i Ceri e la Città di Pietra: parte1 – parte2). 

Il programma prevede una sveglia all’alba e un susseguirsi di eventi come la messa alle 8 del mattino, sfilate e processioni che fanno da preludio alla corsa vera e propria per le vie della città.
Il programma è rigido (si può trovare il depliant informativo presso l’ufficio turistico Easy Gubbio in via della Repubblica) con appuntamenti fissi durante tutto l’arco della giornata. Gli eventi clou sono l’ “alzata” dei ceri che si svolge verso le 12.00 in piazza della Signoria e la corsa del pomeriggio, il cui inizio è fissato alle 18.00.
La corsa dei ceri si conclude dopo le 20.00 con l’ascesa fino alla basilica, posta sul monte Ingino. La discesa in processione dei santi dalla basilica al centro cittadino riporta a Gubbio tutti i “ceraioli”, da qui hanno inizio le feste.
Per tutto il 15 maggio è impossibile stabilire punti di ritrovo dove mangiare e bere come nei giorni precedenti, le taverne, anche per la serata del 15 maggio, si riaprono per offrire ai ceraioli (e non) un pasto caldo dopo una faticosa giornata.
Ci sono anche altri luoghi di ritrovo in cui gruppi di amici si organizzano per offrire qualcosa da mangiare e da bere, ma la sede non è fissa ogni anno e sarebbe inutile dare indicazioni.
Per concludere è utile lasciare qualche consiglio per “sopravvivere” in città in questi tumultuosi giorni di festa.
1- Usate sempre il buon senso, non è difficile trovare qualche giovane scalmanato che in preda all’alcol si atteggia a supereroe. Non è neanche difficile trovare persone allegre e tranquille che, complice anche il vino, vi coinvolgeranno nella festa con racconti e risate.
2- Durante la corsa rispettate i consigli e gli spazi di cui gli eugubini “hanno bisogno”, è il momento più concitato della festa e a Gubbio è vissuta come un rito. Una festa che merita rispetto e i cui cittadini lo pretendono oltre la misura normale.
3- Cercate di seguire la massa durante e al di fuori della festa, è più facile scovare situazioni interessanti.
Buon divertimento, dunque….

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