giovedì 2 aprile 2020

Sicilia, la terra più contesa...

Un viaggio in Sicilia è andare alla scoperta delle pietre incastonate su un territorio a cui la Natura ha donato tutto. Prima di tutto la posizione al centro del Mediterraneo che, per millenni, è stato il crocevia delle culture più importanti che l'umanità abbia mai conosciuto. L'Etna, poi: il vulcano più alto d'Europa; nonostante le frequenti eruzioni, questo costituisce una vera e propria risorsa dell'isola.
Le enormi contraddizioni di cui la Sicilia è portatrice, sono state da sempre la sua forza. Un'isola in cui prevalgono i contrasti, il bianco delle spiagge caraibiche e il nero della lava dei vulcani. Ma anche l'azzurro del cielo e il rosa delle saline di Trapani. Il verde dei campi coltivati ed il giallo ocra della pietra con cui si è da sempre costruito.
La Sicilia è migliaia di isole, almeno tante quante sono i resoconti dei viaggiatori che la visitarono almeno a partire dal XVIII  secolo. Ma "guardare" la Sicilia senza utilizzare la lente della storia la riduce ad un mucchio di città, siti o monumenti pregevoli racchiusi quasi per caso su una terra circondata dal mare.



Se il Mediterraneo è considerato la culla delle civiltà, da quella egizia a quella romana, da quella greca a quella islamica, il luogo dove si sono dati frequentemente appuntamento per scontrarsi è probabilmente la Sicilia, la terra dove queste tracce si possono riconoscere e percorrere.

Di seguito un tedioso elenco di date, unico scopo è quello di far capire con che turbolento passato l'isola ed i suoi abitanti ebbero a che fare. Solo così se ne può capire il fascino, la complessità, ma anche i problemi con cui l'isola ha sempre convissuto. Un "viaggio" senza eguali:

XIII - V sec. a.C: L'isola è abitata da popoli diversi: i Sicani (di origine iberica), gli Elimi (esuli probabilmente liguri e addirittura troiani) e Siculi di provenienza italica.
VIII - 241 a.C.: Fenici e Cartaginesi
735 - 212 a.C.: La Magna Grecia. Avamposti commerciali e militari nella Sicilia orientale (Naxos, Siracusa, Catania e Gela).
241 a.C. - 440 d.C.: Roma. I romani sconfiggono Cartagine e fanno della Sicila il granaio di Roma.
440 - 493 d.C.: Sicilia Vandala.
493 - 554 d.C.: Sicilia Ostrogota. Teodorico il Grande governa la Sicilia da viceré, rispondendo all' imperatore di Costantinopoli.
535 - 963 d.C.: Sicilia Bizantina. Per oltre quattro secoli l'isola, come il resto d'Italia, è annessa all'Impero romano d'Oriente. Per alcuni anni Siracusa ne sarà la capitale.
827 - 1091 d.C.: Sicilia Islamica. Dopo lo sbarco a Mazara del Vallo la conquista dell'isola è progressiva. Solo Catania non sarà conquistata. La Sicilia vive un periodo di grande crescita economica con l'introduzione di innovazioni nell'agricoltura, lo sviluppo delle arti e dell'architettura.
1061 - 1198 d.C.: Sicilia Normanna. Viene importato il culto cristiano latino. La Sicilia, con Ruggero II, domina nel Mediterraneo.
1194 - 1266 d.C.: Sicilia Sveva. In questo periodo avviene la cacciata definitiva dei mussulmani. Federico II di Svevia lascerà una traccia indelebile nell'isola, in Italia e nel Mediterraneo.
1266 - 1282 d.C.: Sicilia Angioina. L'isola viene assegnata dal Papa (che la ritiene patrimonio della chiesa) a Carlo d'Angiò, fratello di Luigi IX. Inizia la francesizzazione forzata dell'isola.
1282 d.C.: Vespri siciliani. Violenti moti, appoggiati dal governo spagnolo di Aragnona, costringono il re ad abbandonare la Sicilia.
1282 - 1516 d.C.: Sicilia Aragonese.
1516 - 1713 d.C.: Sicilia Spagnola. Dopo l'unificazione della corona Castigliana e Aragonese la Sicilia viene incorporata nella corona spagnola. La nobiltà locale prende a modello quella di Madrid. Sull'isola si incomincia a produrre seta, canna da zucchero e si sviluppa l'industria delle tonnare, ma anche la coltivazione di agrumi e l'estrazione dello zolfo.
1713 - 1720 d.C.: Sicilia Piemontese. Dopo la dominazione spagnola la Sicilia viene assegnata ai Savoia.
1718 - 1734 d.C.: Sicilia Austriaca. Inizia la lotta alla corruzione sull'isola.
1734 - 1860 d.C.: Sicilia Borbonica. La Sicilia torna spagnola, ma il periodo napoleonico, la presenza militare inglese e la restaurazione dopo il congresso di Vienna innescano moti indipendentisti.
11 maggio 1860: La spedizione dei Mille, guidata da Giuseppe Garibaldi, sbarca a Marsala.

La Sicilia antica. Dal età del Bronzo al 440 d.C.
Per andare alla scoperta dei siti archeologici della Sicilia antica non potevamo prescindere da 5 luoghi fondamentali; il lato positivo è costituito dal fatto che la maggior parte di questi siti è facilmente raggiungibile da località balneari. In questo modo si può combinare alcune ore di visita con mezza giornata di relax.
Alcuni di questi siti archeologici sono Patrimonio mondiale dell'Umanità per cui, visto che possono avere un richiamo notevole di turisti, è consigliabile programmare la visita all'apertura dei cancelli o vicino all'orario di chiusura.

Le popolazioni che abitavano la Sicilia già dal XIII secolo prima di Cristo costituivano un panorama eterogeneo di civiltà che affondava le origini nella tarda età del Bronzo. Il primo vero periodo di prosperità venne vissuto dalla Sicilia quando le prime colonie greche iniziarono ad espandersi. I fiorenti commerci fecero sì che questa "nuova" parte di Grecia divenisse ricca quanto, se non oltre, la patria di origine.
Quando l'isola passò sotto l'impero romano ne divenne il granaio e visse un periodo di relativa calma, fino almeno al 440 a.C. quando l'isola venne invasa e depredata a più riprese da popolazioni vandaliche provenienti dal nord Africa.

Ecco dove si possono trovare le testimonianze di quest'epoca:

Selinunte.

Nella Sicilia orientale, sulla costa sud, si trova lo spettacolare sito archeologico di Selinunte.
Fondata dai Greci nel 628 a.C. ne costituiva anche la colonia più ad oriente. Un tempo era una delle città più ricche e potenti del mondo e la sua alleanza con Cartagine le permisero di prosperare con scambi commerciali che rifornivano gran parte delle colonie dell'isola. Dopo la sconfitta dei Cartaginesi nelle guerre contro Siracusa del 480 a.C., Selinunte cerca un potente alleato commerciale proprio in Siracusa. Questo la espone a continue dispute territoriali con Segesta, città degli Elimi posta poco più a nord.


Tale rivalità terminò nel 409 a.C quando Segesta, alleata con Cartagine, pose Selinunte in stato d'assedio e ridusse gli abitanti in schiavitù.

Riconquistata l'anno seguente da Siracusa, Selinunte tornò a risorgere dalle proprie ceneri fino a quando, nel 250a.C., venne conquistata da Roma.






Il sito archeologico di Selinunte sorge in posizione spettacolare su una scogliera a picco sul mare. Proprio per questo abbiamo programmato la visita nel tardo pomeriggio, dopo aver passato gran parte del giorno in spiaggia.

Dalla biglietteria è possibile visitare subito la zona dei templi orientali tra cui spicca il tempio "E", che appare completo.Nella zona dei templi orientali trova posto anche piccolo museo che raccoglie alcuni reperti ritrovati nel sito.
Dai templi orientali, guardando verso il mare, si scorgono le colonne erette dei templi posti nell'acropoli. Per raggiungere la seconda parte del sito si può procedere a piedi o in macchina, il parcheggio è proprio fuori le mura dell'acropoli.
Il tempio "G", sebbene se ne vedano solo le rovine, è uno dei più grandi luoghi di culto del mondo greco.


Segesta.


La rivale di Selinunte, come detto, era Segesta. Sorge a pochi chilometri da Palermo, nei pressi di Alcamo, ed era una prospera città degli Elimi che abitavano il versante nord della Sicilia.
Dopo la vittoria su Selinunte, alleata di Siracusa, Segesta venne sottomessa a quest'ultima con un secolo di ritardo, ma oltre 10.000 Elimi vennero sterminati per far posto ai coloni greci.


Della città di Segesta non rimane molto, ma un tempio in ottimo stato di conservazione ed un teatro in un ambiente naturale spettacolare rendono Segesta un'attrattiva spettacolare.

Per arrivare al sito bisogna parcheggiare in un'area attrezzata poco fuori l'autostrada che da Palermo a Trapani. Un autobus, il cui biglietto è compreso nel prezzo del parcheggio, conduce alla biglietteria del sito. Subito dietro la biglietteria sorge il tempio dorico ed un autobus fa spola con la parte alta di Segesta, fino al teatro sulla collina. Sedersi sugli spalti ed ammirare le selvagge ed isolate colline che circondano il sito ripagano delle fatiche di un'assolata giornata di agosto.

Akragas. La Valle dei Templi.

“Mai in tutta la vita ci fu dato godere una così splendida visione di primavera come quella di stamattina al levar del sole…[...] Verso l’estremità meridionale di questo altipiano verdeggiante e fiorito si vede elevarsi il tempio della Concordia, mentre ad oriente stanno i pochi dall’alto, ma l’occhio digrada rapido verso la pianura ruderi del tempio di Giunone; le rovine d’altri edifizi sacri, tutti in linea retta con i precedenti, non sono visibili costiera a sud, che per un’altra mezz’ora di strada si stende fino alla riva del mare”.


La Valle dei Templi è uno dei siti archeologici siciliani cui è stato assegnato il riconoscimento di Patrimonio mondiale dell'Umanità da parte dell'UNESCO. Ciò ne faceva uno dei siti la cui visita era imprescindibile, ma dalle informazioni raccolte sapevamo che l'ombra non era il tratto predominante dell'ambiente circostante. E' stato dunque necessario programmare la visita in ogni dettaglio: scorte d'acqua e cappelli in testa, scarpe comode e sveglia alle prime luci dell'alba!


Akragas era la 4° città più grande del mondo conosciuto e, ad oggi, è il sito archeologico con i templi dorici meglio conservati al di fuori della Grecia: il Tempio della Concordia ne è l'esempio migliore!
Costruito nel 430 a.C., è arrivato praticamente intatto fino ai nostri giorni solo grazie al fatto che nel VI sec.d.C. venne convertito in chiesa cristiana e consolidato per resistere ai terremoti che periodicamente flagellano la zona.


Altro tempio rilevante nel sito di Akragas è quello dedicato a Giove, nella parte occidentale dell'area archeologica. I 112 metri di lunghezza, 56 metri di larghezza e le colonne alte fino a 20 metri ne avrebbero fatto il più grande tempio dorico dell'antichità. Purtroppo la costruzione fu interrotta a seguito del saccheggio cartaginese di Akragas, avvenuto nel 406 a.C.

Nel sito del tempio ormai in rovina, distrutto definitivamente da un terremoto nel medioevo, è possibile vedere la figura di un Telamone. SI pensa che i telamoni raffigurassero i cartaginesi sconfitti pochi anni prima e la loro particolare posa, a sorreggere le trabeazioni del tempio, ne denotavano la sottomissione.


Sebbene il biglietto sia da pagare a parte, vale la pena visitare anche il giardino della Kolymbetra. Per raggiungerlo bisogna scendere una ripida discesa, ma la fatica, soprattutto in agosto, può costituire una pausa rinfrescante sotto le ombre di ulivi e piante da agrumi.

In questa fenditura naturale della collina su cui sorgeva Akragas, formava una naturale risorsa d'acqua; questa ricchezza forniva alla città le risorse necessarie per resistere anche a lunghi assedi.


Attraversando le antiche mura di Akragas tra il tempio di Giove ed il Tempio di Ercole (porta IV) si arriva al museo archeologico di Agrigento.

Il museo, di per sé, è una visita imprescindibile che va a completare quella del sito archeologico della Valle dei Templi. All'interno sono raccolti i reperti della quotidianità che la popolazione utilizzava in questa fiorente città della Magna Grecia: vasellame tipico della regione, dei telamoni recuperati dal tempio di Zeus, statue...



Ma la cosa più interessante da vedere, a mio avviso, sono gli scavi del EKKLESIASTERION, subito prima dell'ingresso del museo. L'Ekklesia era un'assemblea di cittadini che si riuniva in questa struttura circolare, all'evenienza, sembra, ricoperta con dei teli per riparare i partecipanti dal sole o dalla pioggia. La struttura, un a serie degradante di palchi di forma circolare, poteva contenere fino a 3000 persone!

Dopo la destituzione dell'ultimo tiranno gli abitanti di Akragas si diedero un governo democratico; il concetto antico di democrazia era molto distante dal concetto che ne abbiamo noi oggi. Un governo democratico era, in definitiva, alternativo e più libero rispetto ad una monarchia o alla tirannia, ma ben lontano dalla democrazia moderna.

 Parco archeologico della Neapolis. Siracusa.
Per proseguire il cammino tra le città che popolavano la Sicilia antica non potevamo non fare un salto al sito di Neapolis. L'attrazione più forte è senz'altro per lo spettacolare teatro greco scolpito nella bianca roccia calcarea della collina. Il teatro poteva contenere fino a 16.000 persone ed era il più grande della Magna Grecia. La struttura, a distanza di 2.500 anni, ospita ancora stagioni teatrali.



Alle spalle del teatro c'è un' ampia zona coltivata ad agrumi e ricavata nell'enorme scavo di pietra calcarea, pietra che venne utilizzata per costruire l'antica città di Siracusa. In quest'area vennero imprigionati i soldati ateniesi sconfitti nel 413 a.C. nella battaglia contro Siracusa.


Uscendo dal parco si incontra anche l'anfiteatro Romano, costruito nel II secolo, dove venivano fatti combattere gli animali feroci.
Il sito archeologico venne smantellato dagli spagnoli che utilizzarono le pietre per la fortificazione dell'isola di Ortigia.

Taormina.
Nel programma poteva mancare Taormina? Sebbene sia ormai da decenni una trappola per turisti, vale comunque la pena fare due passi per il centro storico e lasciarsi trasportare in dietro nel tempo con una visita al famoso teatro greco.
La città di Taormina sorge arroccata sullo scosceso versante roccioso che domina il mare, Taormina fu un centro prospero fin dal IV sec. a.C.


La città era stata costruita in posizione strategica per il controllo dei commerci tra le popolazioni tirreniche e il Mediterraneo orientale. Tale prosperità durò anche sotto la dominazione di Roma, ma Taormina venne quasi dimenticata con la dominazione dell'impero normanno, intorno al 1087.
La fama di questo paese tornò prepotentemente a partire dalla seconda metà del 1700 quando ricchi dell'aristocrazia europea la includevano tra le tappe principali in quello che veniva chiamato Grand Tour. Una sorta di viaggio intrapreso per affinare e arricchire il sapere attraverso le città ed i luoghi storicamente più rilevanti. Si trattava, probabilmente, degli albori del turismo di massa.
«Noi amiamo Taormina e in particolare la nostra casa. Mi piace questo luogo più di qualunque altro. Amo il mare aperto verso l’Est, al sorgere del sole. Sulla sinistra, la costa della Calabria e lo Stretto di Messina. C’è tanta pace e silenzio – la terra è piena di linfa, e mi piace quel forte elemento saraceno che caratterizza la popolazione. Sono magri e scuri e un po’ strani. Non sembra di stare in Europa. Qui l’Europa finisce: finalmente. Al di là ci sono l’Asia e l’Africa. Ci si rende conto, in qualche modo, di come le nostre origini non fossero europee, ma della Grecia asiatica – con una sfumatura di fenicio.» D.H.Lawrence
Il teatro greco, comunque, va visitato assolutamente nonostante la fatica fatta per raggiungerlo. Per arrivare in centro bisogna superare alcuni ostacoli, tra cui: trovare un parcheggio per la macchina, riuscire a salire sul minibus che collega la scoscesa periferia con il centro storico e riuscire ad acquistare il biglietto facendo la fila senza alcun riparo dal sole.
Lo spettacolo che si apre davanti agli occhi, una volta raggiunti gli spalti è però superbo. La scenografia a colonne e l'Etna sullo sfondo non possono competere con nessun'altra scenografia classica: Epidauro, Delphi, Atene, Siracusa, Segesta...


Villa romana del Casale. Piazza Armerina.


Come ultima tappa che riguarda la Sicilia Antica non potevamo farci mancare la villa del Casale a Piazza Armerina, nel centro dell'isola.



La villa è Patrimonio Mondiale dell'Umanità perché custodisce i più pregevoli mosaici pavimentali esistenti al mondo, considerati unici nel loro genere per lo stile realistico e narrativo che li caratterizza, oltre che per varietà dei soggetti e dei colori. I mosaici occupano in tutto oltre 3.500 metri quadrati!


La storia di questa residenza principesca è stata alquanto rocambolesca ed è giunta fino a noi solo grazie a un evento fortuito per noi che possiamo visitarla, ma nefasto per i proprietari di allora. 

Procediamo per gradi:

La villa del Casale fu costruita tra il III e il IV secolo, probabilmente sfruttando altri edifici già esistenti. La residenza faceva parte di un enorme latifondo, nei pressi della strada che collegava Catania ad Agrigento; la villa sorgeva sulle rive del fiume Gela che ne alimentava le terme, i bisogni degli abitanti e ne irrigava i campi.

La villa apparteneva probabilmente a Massimiano, co-reggente dell'Impero Romano insieme a Diocleziano. Dopo la fine dell'Impero romano venne depredata dai vandali ed abitata nuovamente dopo la riconquista dell'isola da parte dei Bizantini del 534 d.C.

Subito dopo i proprietari bizantini arrivò la dominazione dei saraceni, che continuarono ad abitarla finché non vennero sostituiti dai Normanni. La villa venne abitata fino al XII secolo quando una frana la ricoprì con oltre 10 metri di fango.

Il sito, conosciuto nei racconti tramandati oralmente come "la casa Saracena", venne scavato a partire dal 1881. La colata di fango ha conservato fino ai nostri giorni questi pavimenti di mosaico ralvando colori e disegni dalle intemperie. Un evento catastrofico che ha costituito la nostra fortuna, ma non quella degli ultimi padroni Normanni.
Gli artigiani che disegnarono i mosaici erano di origine africana, questo è stato possibile capirlo paragonando a mosaici di altri siti in Tunisia ed Algeria. Gli stessi tasselli, è stato visto, provenivano dalla zona di Cartagine, in quel periodo all'avanguardia culturale nell'Impero Romano d'Occidente.

La visita avviene mediante passerelle che permettono di rimanere sospesi a 3 metri dal pavimento, ogni stanza presenta scene che narrano storie fantastiche e vita quotidiana, miti ed eroi, con freschezza e grazia notevoli.
Feste, giochi, vendemmie: scene dinamiche e vitali, alternate a disegni geometrici che rendono l'insieme di un'eleganza memorabile.

Sala del Circo
Sala della piccola caccia
Tra i tanti mosaici, spettacolare è quello della Sala del Circo: i mosaici riproducono una corsa di bighe in un circo identificato come il Circo Massimo a Roma.


C'è poi la Sala della Piccola Caccia, con scene venatorie piene di dettagli.



Sala della grande caccia




Maestoso l'ambulacro della Grande Caccia, un corridoio lungo 60 metri in cui è rappresentata una caccia grossa con antilopi, cinghiali, pantere, leoni, struzzi, elefanti, rinoceronti: tutti vengono catturati, ingabbiati e caricati su navi dirette a Roma, dove li aspetta la polvere dell'arena.






Il mosaico più celebre, però, è relegato in una piccola stanza. Il mosaico ha come soggetto delle sensuali ragazze in biancheria intima, indossata per compiere esercizi ginnici. Le giovani donne alzano pesi, lanciano il disco, corrono, giocano a palla.

"Certo, nell'antichità si vedevano nei dipinti e nei mosaici anche scene di nudo, ma si poteva anche pensare ad una nudità divina. Mentre quei succinti costumi da bagno, portati con tanta nonchalance da un gruppo di nove ragazze, che giocano spensierate sulla spiaggia, sono davvero così reali.  Tanto da turbare, pensati nel loro contesto storico, perché quasi più erotici di un seno scoperto di Afrodite che, si sa, era davvero una Dea poco seria."





Dopo la fine della dominazione di Roma, la Sicilia fu vittima di numerose invasioni ad opera di vandali dal nord Africa, Ostrogoti... fino all'arrivo della dominazione islamica, circa 400 anni dopo Roma. Ma questa è un'altra storia.



Tra poco on-line... La Sicilia arabo-normanna!

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